La vita quotidiana della donna nella Grecia Antica
Quasi tutte le informazioni scritte che possediamo sull'Antica Grecia sono opera di uomini. Raramente abbiamo notizie dal punto di vista della donna. Qualche cosa sappiamo sulla vita delle donne delle famiglie ricche e di donne molto differenti, come schiave ed ex schiave che si esibivano nelle feste degli uomini. Ma le donne di questi due gruppi sono solo una piccola parte della popolazione femminile.

La cultura greca è chiaramente maschilista e misogina. Il poeta Simonide in una poesia paragona la donna, o meglio le tipologie di donne, agli animali (la scimmia, il maiale,..) caratterizzandole tutte negativamente eccetto una: la donna ape, laboriosa e utile all'uomo.
In realtà, la finzione più importante riconosciuta alla donna è quella della procreazione e della garanzia di una prole legittima.
Vita nell'ombra
Allevate a casa da schiave, se appartenevano ad una famiglia agiata, le ragazze , già promesse in sposa in età infantile (famoso è un caso di promessa di matrimonio all'età di 5 anni), attendevano il matrimonio che di solito si celebrava a quattordici o quindici anni con un uomo sulla trentina.Fino ad allora non andavano a scuola, ma imparavano a tenere una casa aiutando la madre. Ad alcune bambine veniva insegnato a leggere e a scrivere, per lo più dalle loro madri, ma gli uomini potevano aver da ridire su questo: una donna istruita avrebbe avuto troppo potere! Un personaggio maschile in una commedia di Aristofane dice: "Insegnare ad una donna le lettere? E' un grave errore! Come dare altro veleno ad un pericolosissimo serpente velenoso." Platone affermava che molte donne avrebbero dovuto essere istruite come gli uomini e considerate alla pari. Questa idea era ostica alla maggior parte dei Greci. Persino le donne, temeva Platone, avrebbero rifiutato il pensiero di condividere il mondo degli uomini.
Su molti vasi greci gli uomini sono mostrati con pelle scura e le donne con la pelle chiara. Malgrado ciò esageri le differenze fra i due sessi, le donne nella vita reale erano molto più pallide degli uomini. Questo perché la pelle delle donne prendeva molto meno sole di quell
a degli uomini. Le donne stavano molto più in casa, e quando uscivano indossavano spesso lunghi mantelli e cappelli, per nascondersi agli occhi degli uomini, e quindi, dal sole. Essere pallida era di moda per una donna: ciò indicava che proveniva da una famiglia agiata, al contrario, la pelle scura era segno che una donna lavorava al sole, in un mercato o in un campo, cosa che facevano solo le donne povere. Ma cosa faceva la donna in casa? Se apparteneva ad una famiglia ricca, controllava gli schiavi mentre svolgevano i lavori domestici e per il resto del tempo chiacchierava con le sue parenti. Un anonimo autore si lamentava delle donne benestanti che stavano mollemente sedute senza far niente. Le donne di condizioni più umili preparavano i pasti e facevano le pulizie, ma non effettuavano le compere, un compito affidato agli schiavi. Le donne crescevano i figli finché non erano abbastanza grandi per andare a scuola. Alle donne ricche era permesso uscire qualche volta: le feste religiose erano occasioni per incontrarsi, ma anche qualche particolare avvenimento della famiglia, come ad esempio la nascita di un bambino o un funerale. La maggioranza delle cittadine era povera, per loro uscire a lavorare era una necessità. Le donne potevano lavorare nei campi con gli uomini al tempo della mietitura, oppure potevano vendere cibo e vestiti nei mercati.

Alcune donne divennero celebri per la loro sapienza e per la loro saggezza: una certa Thargelia di Mileto, per esempio, fu consigliere del re di Persia, Aspasia, anche lei di Mileto, famosa per la sua intelligenza, fu la compagna del grande politico ateniese Pericle. Più famosa ancora fu Saffo, poetessa dell'isola di Lesbo, che scriveva con uno stile intimo e colloquiale, spesso sull' amore e le persone che amava: "L'amore ha scosso il mio cuore, come il vento che si abbatte sulle querce di montagna."
Il matrimonio
Nel matrimonio, tra il VI e l'VIII secolo avanti Cristo, veniva ancora considerata la donna come un dono grazioso e veniva ancora praticata la tradizione della dote. Il matrimonio era determinato da ragioni di tipo patrimoniale e sociale e non era ispirato da una scelta affettiva. Lo statuto della sposa e delle ricchezze che l'accompagnavano era molto diverso ad Atene, città dell'apertura e del cambiamento, e a Sparta, città della chiusura e dell'immobilismo, anche perché le due città avevano una diversa concezione di comunità cittadina e della sua composizione. A quel tempo vi erano "Città calde" e "Città fredde", secondo la classificazione di Levi- Strauss. Le "Città fredde" (Sparta) hanno deciso di conservare l'organizzazione in case e di limitare l'appartenenza alla comunità cittadina ai soli possessori di terreni. Le "Città calde" (Atene) hanno posto fine alla struttura per case e hanno rifiutato di limitare l'appartenenza alla comunità cittadina ai possessori di terra. Nelle "Città fredde" la sposa era padrona della sua persona e del suo corredo matrimoniale, mentre nelle "Città calde" la sposa, legata ad una dote in denaro, era sottoposta all'autorità del marito; insomma, la donna fu una vittima dell'invenzione della democrazia.
Dice Demostene che l'uomo ateniese poteva avere tre donne: la moglie per i figli legittimi, la concubina per la cura del corpo e l'etera per il piacere. L'etera, più educata e colta delle altre donne, era destinata ad accompagnare gli uomini nei luoghi pubblici (dove moglie e concubina non erano ammesse). L'etera era una specie di rimedio organizzato da una società di uomini che, avendo segregato le donne, riteneva tuttavia che la compagnia di alcune di esse potesse rallegrare le attività sociali. Era una “compagna” alla quale l'uomo richiedeva (e pagava) una relazione in qualche misura gratificante anche sotto il profilo intellettuale.
La struttura in case
La casa era un elemento simbolico che rappresentava: la casa stessa, il suo contenuto, il proprio pezzo di terra e il bestiame. La casa con l'insieme dei suoi elementi, come il focolare, l'alto tetto, le mura, ecc., è importantissima per la persona e per determinare la sua condizione sociale; infatti per avere un nome bisognava essere riconosciuti dal padre, dalla casa, appartenere quindi ad un gruppo di persone che hanno un padre, un nome e una casa, cioè ad un gruppo di residenti liberi. I non liberi non avevano una casa, un nome e un padre; quindi la casa era un segno completo che definiva un gruppo residenziale.
Se la casa era importante per determinare un gruppo residenziale, la terra permetteva la costruzione della sua gerarchia: c'erano case che erano tutt'uno con un lotto di terra, ce n'erano altre che invece possedevano più lotti di terreni e riscuotevano "Tributi"; vi erano inoltre persone che non avevano una propria casa e lavoravano nei terreni altrui. Il possesso di un lotto di terreno permetteva l'integrazione con la comunità collettiva, averne diversi significava avere il potere. La casa e la terra erano quindi ricchezze particolari che determinavano lo statuto. La casa era fondata sul matrimonio legittimo e si perpetuava attraverso altri matrimoni legittimi; in questa parte della casa la donna che metteva al mondo figli legittimi, a differenza delle altre donne, aveva un'esistenza sociale riconosciuta. La donna, per la logica delle cose della società di allora, faceva parte delle ricchezze poiché era colei che provvedeva alla riproduzione.
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