La religione olimpica e le divinità ctonie

La concezione degli dei presente nei poemi omerici coincide con la concezione degli dei riscontrabile nella religione olimpica. A tale scopo è opportuno esporre le principali caratteristiche della religione olimpica per poi mettere in evidenza come tali caratteristiche siano presenti nella concezione degli dei riscontrabile nell’Iliade e nell’Odissea.


In primo luogo nella religione olimpica è presente una complicata costruzione politeistica nella quale accanto alle divinità principali quali Zeus, Era, Apollo, Atena, Marte, Poseidone si profilano numerose divinità minori. Anche nei poemi omerici è riscontrabile tale complicata costruzione politeistica del mondo divino tanto che in questi due poemi rivestono grande importanza non solo le divinità principali ma anche un certo numero di divinità minori (vedasi ad esempio l’importante ruolo che la ninfa Calipso riveste nell’Odissea).
In secondo luogo nella religione olimpica esiste una concezione chiaramente antropomorfica degli dei che pur essendo immortali e beati appaiono tuttavia assai simili agli uomini essendo dotati sia delle migliori virtù umane sia delle peggiori passioni e dei peggiori vizi riscontrabili nel mondo degli uomini.
Tale concezione antropomorfica degli dei è riscontrabile senza nessun dubbio nei poemi omerici: basti pensare ad esempio che alcune divinità combattono a fianco degli eroi o cercano di favorire i loro protetti e ostacolarne gli avversari.
In terzo luogo la religione olimpica era una religione pubblica nel duplice senso che non dava importanza ai rapporti privati dell’individuo con la divinità e che era in sintonia con la vita politica e civile dello stato: non aveva per tema dunque alcun tipo di problematica personale e non accennava a un senso nascosto e profondo dell’esistenza. Anche la concezione della religione riscontrabile nei poemi omerici è senza dubbio un concetto di religione pubblica in quanto gli dei omerici sono in gran parte una proiezione ed anche una giustificazione degli ideali di vita e dei valori degli aristocratici achei.
Di conseguenza la concezione della religione presente nei poemi omerici è in perfetta sintonia con la concezione dello stato che era propria degli aristocratici achei.

  In quarto luogo nella religione olimpica avevano una grandissima importanza i concetti di “nemesis” (vendetta divina) e “iubris” (superbia umana). Uno dei punti fondamentali della religione olimpica era la credenza che la vendetta divina colpisse inevitabilmente gli uomini che diventavano troppo superbi mancando di rispetto agli dei o comunque provando un’esaltazione eccessiva per le loro vittorie e per il loro potere. Nei poemi omerici lo schema “iubris-nemesis” è senza dubbio presente e riveste una grande importanza. Sembra opportuno ricordare come esempio concreto nell’Iliade l'ira del dio Apollo che scatena una violentissima pestilenza nel campo dei greci causando un grande numero di morti tra i soldati greci che assediavano Troia. Tale pestilenza altro non è che la “nemesis” del dio Apollo che punisce i greci per aver mancato gravemente di rispetto al dio (“iubris” umana).
In quinto luogo nella religione olimpica il problema della morte non riceveva nessuna vera spiegazione. I morti indipendentemente da come si erano comportati in vita finivano nell’Ade, che altro non era che un mondo molto triste dove non esisteva una vera sopravvivenza ma solamente una vita infinitamente scolorita, pallida e sbiadita. Tale vita che i morti conducevano nell’Ade in fondo non era altro che la proiezione in immagini concrete del ricordo che i morti avevano della loro vita terrena. In ogni caso nella religione olimpica la morte non instaurava nessun tipo di giustizia perché ciò che distribuiva era uguale per tutti, buoni e cattivi. Di conseguenza non esisteva nell’Ade né un premio per i buoni né una punizione per i malvagi. Anche nei poemi omerici si sostiene che nell’Ade i morti conducono una vita assolutamente sbiadita, scolorita, pallida ed infelice. Infatti nell’Odissea viene significativamente descritto a tale proposito l’incontro nell’Ade tra Achille ed Ulisse. In tale incontro Achille afferma con grande tristezza che nell’Ade non c’è niente di piacevole poiché i morti conducono un’esistenza molto triste. Achille giunge al punto di affermare che preferirebbe vivere sulla Terra come il più oscuro degli uomini piuttosto che regnare nell’Ade.
In sesto luogo nella religione olimpica al di sopra di tutte le divinità, più potente dello stesso Zeus, esisteva il Fato. Esso era una forza cosmica neutra ed impersonale che dominava sia sugli uomini sia sugli dei in maniera assoluta e che né gli dei né gli uomini potevano comprendere in quanto incarnava la necessità cosmica ed oltrepassava i limiti di qualsiasi riflessione umana e divina. Nei poemi omerici viene messa in grande evidenza l’incontrastabile potenza del Fato davanti al quale si inchinano sia gli dei sia gli eroi più valorosi come Ettore ed Achille. Per fare un esempio concreto neppure Achille che era figlio di Tetide (una divinità marina) può sfuggire al Fato nonostante che la madre faccia di tutto per salvarlo. Il Fato ha infatti deciso che Achille deve morire giovane pur essendo il più valoroso tra gli eroi greci e che egli non debba tornare vivo dalla guerra di Troia. Anche la sorte di Ettore il più valoroso tra gli eroi troiani è decisa dal Fato. In sintesi si può dire che la potenza del Fato è fortemente messa in evidenza nei poemi omerici sia a livello dei singoli eroi sia a livello dell’intero genere umano.
Nella religione olimpica la dimensione soteriologica è totalmente assente. Al contrario tale dimensione riveste una grande importanza nelle religioni misteriche che proprio per questa loro caratteristica rivestirono una loro importanza nell’universo religioso dell’antica Grecia. Risulta opportuno dire allora qualcosa sulle due  religioni misteriche più importanti esistenti nell’antica Grecia ovvero i misteri eleusini e i misteri orfici

Demetra e Kore

Per quanto riguarda i misteri eleusini la dimensione soteriologica è importante perché vi è il riferimento a un destino di rinascita oltre la morte. In tali misteri il mondo degli Inferi è rappresentato come una realtà dolorosa in cui l’anima doveva sopportare un tormentoso vagabondaggio in attesa di ritornare a una sorte migliore. Di conseguenza l’Ade non era più come nella religione olimpica la copia sbiadita dell’esistenza terrena ma al contrario era un diverso modo di essere complementare alla vita stessa alla quale era legato secondo un rapporto di reversibilità reciproca. Nei misteri eleusini l’adepto veniva a conoscenza dei misteri e delle formule segrete che gli permettevano di assicurarsi negli Inferi una sorte migliore di quella che toccava agli altri uomini. Tuttavia bisogna mettere in evidenza che tutte le fonti che parlano dei misteri eleusini sono concordi nell’affermare che la condizione per ottenere questa sorte migliore negli Inferi era solo la conoscenza di tali formule e di tali misteri ai quali non andava collegata l’osservanza di alcuna precisa norma morale.
Per approfondire vai al sito www.acam.it/eleusi.htm

Tempio delle divinità ctonie ad Agrigento

Ben diversa era la concezione soteriologica esistente nei misteri orfici, una tradizione misterica che ebbe grande influenza sulla filosofia. Anche se l’interpretazione globale dell’orfismo è un problema non risolto si può comunque affermare che gli adepti di tali misteri non potevano conquistarsi una sorte migliore dopo la morte solamente con le conoscenze che acquisivano o con le pratiche rituali ma dovevano anche osservare, se volevano ottenere la salvezza, precise norme etiche. A questo fine gli orfici usavano riunirsi in comunità impegnate nella realizzazione di un determinato stile di vita che era la condizione essenziale per ottenere la salvezza dopo la morte ovvero una situazione migliore di quella che aspettava gli altri uomini dopo la morte. Dunque i caratteri e i contenuti delle religioni misteriche erano diversi dai caratteri e dai contenuti della religione olimpica ed anche dalla concezione degli dei e del destino esistenziale degli uomini presenti nei poemi omerici.

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