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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

La tradizione manoscritta

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L'Iliade e l'Odissea vennero fissate per scritto nella Ionia di Asia, intorno al 8° secolo a.C: la scrittura venne introdotta nel 750 a.C circa; si può supporre che trent'anni dopo, nel 720 a.C, gli aedi possano averla utilizzata. È probabile che più aedi abbiamo cominciato ad usare la scrittura per fissare testi che affidavano completamente alla memoria; la scrittura era null'altro che un nuovo mezzo per agevolare il proprio lavoro, sia per poter lavorare più facilmente sui testi, sia per non dover affidare tutto alla memoria. Nell'epoca dell'auralità il magma epico comincia a sedimentarsi nella sua struttura, ma è anche vero che mantiene una certa fluidità. Si può dire che all'inizio c'erano un grandissimo numero di episodi e sezioni rapsodiche legate al Ciclo Troiano; vari autori, tra cui forse Omero, nell'epoca dell'auralità, intorno al 750 a.C circa, operano una cernita, scegliendo da questa immane mole di racconti un numero sempre

La religione olimpica e le divinità ctonie

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La concezione degli dei presente nei poemi omerici coincide con la concezione degli dei riscontrabile nella  religione olimpica . A tale scopo è opportuno esporre le principali caratteristiche della religione olimpica per poi mettere in evidenza come tali caratteristiche siano presenti nella concezione degli dei riscontrabile nell’ Iliade  e nell’ Odissea . In primo luogo nella religione olimpica è presente una complicata costruzione  politeistica  nella quale accanto alle divinità principali quali Zeus, Era, Apollo, Atena, Marte, Poseidone si profilano numerose divinità minori. Anche nei poemi omerici è riscontrabile tale complicata costruzione politeistica del mondo divino tanto che in questi due poemi rivestono grande importanza non solo le divinità principali ma anche un certo numero di divinità minori (vedasi ad esempio l’importante ruolo che la ninfa Calipso riveste nell’ Odissea ). In secondo luogo nella religione olimpica esiste una concezione chiaramente  antropomorfi

l'ira degli dei, degli uomini e l’azione dell’Iliade

Così nella sfera divina come in quella umana l’ira, come atteggiamento sentimentale e come comportamento pratico, caratterizza gli esseri che occupano i posti più elevati nel cosmo omerico, dei ed eroi . Il mondo, come lo vede Omero, presenta una tripartizione  . Sul piano più elevato stanno gli dei, distinti dagli uomini per l’immortalità e l’eterna giovinezza; il secondo piano accoglie la fascia nobile dei signori, ai quali appartengono tanto i combattenti a Troia quanto, ad esempio, i Proci della corte di Itaca; il terzo piano comprende il popolo comune ( laos ), i soldati nell’accampamento, i rematori sulle navi, i servi nelle case signorili. Il mondo della nobiltà omerica ha plasmato i suoi codici di comportamento e le sue esigenze etiche sul modello della monarchia micenea ed imprime alla sua  vita un carattere assolutamente aristocratico.  Segno distintivo del grado sociale spettante al nobile è la   timh ,   l’onore che lo circonda e che egli dimostra di meritare mediante

la questione omerica

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La questione omerica Con l'espressione "questione omerica" si intende il complesso dei problemi che riguardano l'esistenza storica di un poeta O., la relazione tra questo e i due poemi conservati, la formazione di ciascuno di essi. A prescindere dai risultati ai quali si è potuti giungere e attorno ai quali è tuttora aperta la discussione, la questione omerica è uno dei capitoli fondamentali della filologia moderna, ed è stata, specialmente in età romantica, un motivo culturale di grande importanza. Abbiamo ricordato come già nell'antichità vi fu chi dubitò dell'attribuzione a O. di ambedue i poemi. I separatisti,  Zenone ed Ellanico , sostenevano infatti che la sola iliade era attribuibile al poeta. L'anonimo  autore del Sublime , però giustificava le differenze sociali delle due opere attribuendo la composizione dell'iliade all'età giovanile e quella dell'odissea alla vecchiaia.  La questione omerica moderna ha i suoi primi inizî nelle  C

omero

il poeta e l'aedo Omèro  (gr. ῎Ομηρος, lat.  Hom ē rus ). - Gli antichi attribuivano l' Iliade  e l' Odissea  (e molti altri poemi) a un poeta di nome  O. ; di lui, però, non sapevano nulla che non fosse leggenda. Le  Vite di O.  a noi giunte (una delle quali attribuita falsamente a  Erodoto ) sono in realtà romanzi; come è romanzesco il  Certame di O. ed Esiodo , racconto di una gara tra i due poeti, giunto a noi in una redazione tarda, ma che ha fondamenti forse risalenti al 6° sec. a. C. Il nome, assai discusso e variamente interpretato fin dall'antichità, è probabilmente nome greco, che significa "ostaggio". Molte città antiche pretendevano di aver dato i natali al poeta: Smirne, Chio,  Cuma  eolica, Pilo, Itaca, Argo,  Atene . A Chio esisteva in età storica una famiglia di poeti (gli Omeridi), che si trasmetteva la professione di rapsodo; ma probabilmente la tradizione della nascita di O. a Chio ebbe origine dall' Inno ad Apollo Delio , dove il poe

il proemio

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http://www.antiqvitas.it/greco/hom_ilias_1_proemio.pdf http://www.youtube.com/watch?v=jTmSohozwKc Rosa Calzecchi Onesti Canta, o dea, l'ira d'Achille Pelide, rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all'Ade molte vite gagliarde d'eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli — consiglio di Zeus si compiva — da quando prima si divisero contendendo l'Atride signore d'eroi e Achille glorioso. Ma chi fra gli dèi li fece lottare in contesa? Il figlio di Zeus e Latona; egli, irato col re, mala peste fe' nascer nel campo, la gente moriva, perché Crise l'Atride trattò malamente. [Omero,  Iliade , traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, 1990] G. Cerri Canta, o dea, l'ira di Achille figlio di Peleo, rovinosa, che mali infiniti provocò agli Achei e molte anime forti di eroi sprofondò nell'Ade, e i loro corpi fece preda dei cani e di tutti gli uccelli; si compiva il volere di Zeus, dal pri

il proemio

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Iliade A. Baricco Prologo A   Iliade A. Baricco Prologo B   da omero ad omero (parte prima) da omero ad omero (parte seconda)

Tersite

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lettura dei versi di Monti Qui di seguito viene riportata la bella traduzione di R.Calzecchi Onesti  dell'episodio di Tersite.      Iliade;II,211,sgg Gli altri dunque sedevano, furono tenuti a posto.  Solo Tersite vociava ancora smodato,  che molte parole sapeva in cuore, ma a caso,  vane, non ordinate, per sparlare dei re:  quello che a lui sembrava che per gli Argivi sarebbe  buffo. Era l'uomo piu' brutto che venne sotto Ilio.  Era camuso e zoppo di un piede, le spalle  eran torte, curve e rientranti sul petto; il cranio  aguzzo in cima, e rado di pelo fioriva.  Era odiosissimo, soprattutto ad Achille e a Odisseo,  che' d'essi sparlava sempre; ma allora contro il glorioso Agamennone  diceva ingiurie, vociando stridulo; certo con lui gli Achei  l'avevano terribilmente, l'odiavano, pero' dentro il cuore;  ma quello gridando forte accusava Agamennone con parole:  "Atride, di che ti lamenti? che brami ancora?  piene di bronzo

Diomede nel mito e nella letteratura

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Presentazione VI Libro  e VII - Lettura "parole Alate" Nel Lessico Ragionato dell'Antichità Classica dello storico tedesco Federico Lubker si legge: "...Anche in Grecia era considerato come eroe. Ad Argo, nella festa di Atena, lo scudo di Diomede veniva portato con pompa solenne insieme col Palladio, e la sua immagine era lavata nell'Inaco. Quivi il suo culto era collegato strettamente con quello di Atena che l'aveva fatto dio e perciò anche presso Omero è posto in attinenza cogli dei dell'Olimpo come qualunque altro eroe". così si  profila il mito di Diomede, figlio di Tideo, re di Argo, e quindi principe reale. Ma il mito s'innesta nella storia perché Tideo era uno dei sette che avevano marciato contro Tebe. Egli, anzi, era stato mandato come mediatore di pace tra Eteocle e Polinice, due fratelli in lotta per quel trono. La missione fallì, scoppiò la guerra tremenda, i due fratelli si uccisero in duello, i sette principi furono

Gli uomini e le foglie

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 La similitudine tra gli uomini e le foglie trova nella letteratura europea numerosissimi esempi tanto da assurgere a TOPOS attraverso cui i poeti, a distanza di tempo e di luogo, possono dialogare e confrontarsi. Cerchiamo, dunque, di osservare i principali luoghi in cui compare il raffronto tra gli uomini e le foglie cercando di rilevare come vari il motivo della similitudine. Il testo di partenza è Omero,  Il . VI, 145-149. Sul campo di battaglia si incontrano per la prima volta il greco Diomede e Glauco, greco d'origine ma naturalizzato licio e alleato coi Troiani. Diomede chiede allo sconosciuto avversario chi sia, perché teme di trovarsi di fronte un dio. Risponde Glauco:                                                                        Τυδεΐδη μεγάθυμε ί ἢ γενεὴν ἐρεείνεις;                                                                     οἵη περ φύλλων γενεὴ τοίη δὲ καὶ ἀνδρῶν.                                                                     φύ